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Lotta Continua 18 aprile 1970 Perchè parliamo di Pinelli

26 settembre 2012

Abbiamo parlato spesso di Pinelli e di Valpreda e della strage di Milano. Alcuni compagni pensano che ne abbiamo parlato troppo.

Crediamo di no. Abbiamo parlato spesso di Calabresi, Guida, Amati; abbiamo detto tutto il nostro odio verso di essi e verso il sistema di cui sono strumenti, e la nostra volontà di vendetta.

Non pensiamo che sia sufficiente, ma sappiamo che non finisce qui.

Ma se continuiamo ancora a parlare di queste cose, non lo facciamo solo perché è stato ucciso un compagno, perché un altro è in galera innocente e 16 persone sono state dilaniate dalle bombe; lo facciamo perché crediamo che la strage di Piazza Fontana e l’omicidio di Pinelli non sono stati un attacco contro le «istituzioni democratiche» e una rappresaglia di queste contro gli anarchici, ma tutti e due i fatti hanno espresso i momenti più violentemente criminali di una offensiva a largo raggio dello stato borghese contro l’autonomia operaia e il movimento rivoluzionario; l’obiettivo era ed è la ripresa del controllo complessivo sulla classe operaia. Ed è per questo che noi pensiamo che esista una precisa continuità politica tra la strage e i suoi organizzatori e le false riforme e chi le auspica, tra la strategia del terrore e quella dell’ingabbiamento. Reazionari e riformisti hanno tentato di impaurire il proletariato, di colpirlo e ora tentano di lusingarlo e controllarlo.

L’intero schieramento di centrosinistra (dalla DC al PCI) aveva interesse ad usare l’attentato come ricatto verso i rivali interni ed esterni, tutti hanno tentato di farlo e tutti quindi dell’attentato sono responsabili o complici (dalla DC al PCI appunto).

Ecco allora Valpreda usato come elemento di contrattazione per il quadripartito, ecco allora che le notizie sull’assassinio di Pinelli vengono manipolate e stravolte, ecco il PCI che dalle bombe sviluppa il suo progetto politico di proporsi prima come garante della «legalità costituzionale» contro ogni tentazione autoritaria, e poi come gestore della fetta di potere che lo stato borghese concede al proletariato. Non solo un atto terroristico quindi, e neppure un semplice complotto, ma piuttosto le prove generali dei meccanismi di difesa della borghesia di fronte all’offensiva proletaria; e le armi sono ancora una volta la violenza criminale, la riforma antiproletaria, i falsi rivoluzionari.

È lo spaccato dell’intero schieramento della borghesia quello che emerge, con tutte le sue componenti, dalle più reazionarie e stupide, a quelle più lucide e accorte. Ed è per questo che per noi indagare su questa vicenda, parlame a livello di massa, sviluppare su di esso il punto di vista del proletariato significa fare lotta politica, attaccare il sistema in un elemento cruciale, quello della sua trasformazione riformista che passa attraverso la repressione criminale.

Per questo riteniamo che Pinelli, Valpreda e i 16 morti di Piazza Fontana siano parte fondamentale del nostro discorso e della nostra lotta contro lo stato borghese, contro le riforme antiproletarie, contro il revisionismo, i suoi falsi oppositori e «l’estremismo» legalitario.

Lotta Continua 18 aprile 1970  interrogatorio in questura karate

Lotta Continua 18 aprile 1970 manifesto Pinelli assassinato