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Lotta Continua 2 aprile 1971 Il processo per le bombe del 25 aprile a Milano

4 ottobre 2012

Si sta svolgendo in questi giorni a Milano il processo a sei giovani compagni anarchici (Della Savia, Pulsinelli, Faccioli, Braschi, Mazzanti, Norscia) accusati di 18 attentati dinamitardi, tra cui quello alla Fiera di Milano il 25 aprile.

 Lotta Continua 2 aprile 1971 processo A. Milano

DICHIARAZIONE DI FACCIOLI

Paolo Faccioli: «Il commissario Zagari mi accolse con una scarica di schiaffi, poi a digiuno per 3 giorni mi torcevano i nervi del collo, poi pugni all’improvviso, al buio, sempre seduto, senza mai dormire. I loro nomi: brigadiere Panessa, Mucilli … ».

DICHIARAZIONE DI BRASCHI

Paolo Braschi: «…senza mangiare, senza dormire, mi sembrava di impazzire, il commissario Calabresi mi interrogava spingendomi vicino al davanzale della finestra e mi incitava a buttarmi giù … ».

Le bombe del 25 aprile al padiglione Fiat della Fiera ed all’Ufficio Cambi della Stazione Centrale di Milano sono il primo atto del lungo piano repressivo che ha raggiunto il culmine della più cinica ferocia nella strage di piazza Fontana ed ha il suo seguito oggi nel pullulare di azioni squadriste. E’ in questa occasione che salgono alla ribalta tutta una serie di loschi personaggi, da Calabresi, ad Amati, al fascista Sottosanti, sosia di Valpreda.

I fatti sono noti. L’intervento terrorista trova le sue vittime in un gruppo di giovani anarchici che nel corso del ’68 sembra avessero usato, o comunque ne approvassero l’uso, elementari bombe-carta per azioni dimostrative e propagandistiche. Nulla di più che una fumata col botto per attirare l’attenzione sui propri volantini.

Il 25 aprile 1969 esplodono le bombe alla Fiera. Si tratta questa volta di un grosso quantitativo di vero esplosivo, innescato (guarda caso) da un detonatore militare. Le indagini del giudice Amati si rivolgono subito a sinistra, ed è proprio Calabresi a notificare i mandati. di cattura.

Per 7 mesi le indagini non approdano a nulla mentre i compagni marciscono in galera,finchè un bel giorno, proprio nel momento in cui l’ufficio istruttorio decide alfine la scarcerazione, ecco saltar fuori una teste bomba, tale Rosanna Zublena, che dichiara d’essere stata sedotta da uno degli imputati, e mette diligentemente le pezze alle infinite falle dell’accusa. I compagni così resteranno dentro fino ad oggi: quasi due anni!

Il trattamento è quello solito della Questura di Milano, come si vede dalle testimonianze di Faccioli e Braschi.

Il 7 dicembre i settimanali inglesi The Guardian e The Observer pubblicano il testo del famoso documento segreto (che tutte le perizie hanno confermato autentico) inviato dal Ministro degli Esteri greco al suo ambasciatore a Roma e trafugato da elementi della Resistenza. Vi si parla delle possibilità d’un colpo di stato in Italia e si dice tra l’altro: «Le azioni la cui realizzazione era prevista per epoca anteriore non hanno potuto essere realizzate fino al 25 aprile. La modifica dei nostri piani è stata necessaria per il fatto che un contrattempo ha reso difficile l’accesso al padiglione Fiat. Le due azioni hanno avuto un notevole effetto». I difensori degli anarchici chiedono che il documento venga allegato agli atti. Amati rifiuta.

L’8-9 agosto ci saranno poi gli attentati ai treni che Amati e Calabresi cercheranno subito di attribuire agli anarchici, fino a che le rivelazioni del fascista Fappani non indicheranno nei camerati Chiesa e Di Luia, noti confidenti della politica tutt’ora a piede libero, i responsabili.

Il 12 dicembre esplodono le bombe di piazza Fontana.

I punti di contatto tra queste ultime e le bombe del 25 aprile sono molteplici. Non solo saranno Amati e Calabresi, sempre loro, a indicare, poche ore dopo il fatto, il responsabile in Pietro Valpreda, ma c’è il fatto che il Sottosanti, il fascista sosia di Valpreda, acquista il credito necessario ad infiltrarsi nei circoli anarchici proprio testimoniando a favore di uno degli attuali imputati. C’è il fatto che Valpreda è accusato di aver usato una parte dello stesso esplosivo impiegato alla Fiera; c’è il documento dei colonnelli, gli stessi che ricevettero la delegazione dei fascisti nostrani, capeggiata da Merlino, e via di questo passo.

Arriviamo così al processo. Mentre la stampa borghese continua a prendersela con gli anarchici, fin dalle prime battute il processo dimostra di essere una farsa col copione già scritto, in cui si farà di tutto per seppellire con una bella condanna tutta la storia. Il tribunale ha già respinto tutte le eccezioni di nullità presentate dalla difesa, ha dato ordine che gli imputati venissero spogliati nudi (tranne le mutande per salvare il pudore) ogni mattina per evitare che si portino dietro sigarette e fazzoletti rossi, ha già fatto sgombrare una volta l’aula, mentre la polizia che mantiene il palazzo di giustizia in stato di assedio, è intervenuta puntualmente tutti i giorni, ora caricando, ora arrestando.