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A rivista anarchica n2 Marzo 1971 La Croce Nera Anarchica di Paolo Finzi

15 ottobre 2011

A Madrid, nel 1964, la polizia arresta un giovane scozzese, giunto appositamente dall’Inghilterra per organizzare un attentato contro il dittatore Franco. Il giovane ha solo diciotto anni, essendo nato nel 1946 a Glasgow, ed è cresciuto nel clima di dura lotta proletaria esistente nel capoluogo scozzese, dove molti minatori continuano da decine di anni a tenere in vita le tradizioni del socialismo libertario. Stuart Christie – così si chiama il giovane anarchico – viene condannato a venti anni di galera dalla corte marziale sotto l’accusa di “banditismo e terrorismo”, prima ancora che l’attentato possa essere tentato. Dopo tre anni di detenzione al Carabanchel, il famigerato carcere madrileno, ed in altri reclusori franchisti, Christie viene liberato nel settembre del 1967, in seguito alle forti pressioni dell’opinione pubblica inglese. Tornato libero a Londra, insieme ad altri compagni fonda l'”Anarchist Blach Cross” (Croce Nera Anarchica), che è un’organizzazione specifica per aiutare i detenuti politici anarchici nelle galere franchiste, tramite l’invio di generi di prima necessità, la pubblicazione dei loro documenti pervenuti clandestinamente, la costante attenzione a tutte le manovre repressive dell’apparato poliziesco del Caudillo. I precedenti storici non mancano.

Già nel 1907 i profughi politici russi avevano organizzato una Croce Rossa Anarchica (più tardi divenuta Croce Nera Anarchica) con lo scopo di aiutare i compagni imprigionati nelle carceri zariste. Dopo la rivoluzione russa del 1917, in cui ebbero tanta parte, gli anarchici si trovarono ad affrontare la repressione bolscevica, che certo non fu meno sanguinaria di quella degli zar deposti; così gli anarchici sfuggiti alle persecuzioni dei nuovi dittatori “rossi” cercarono in ogni modo di comunicare e di aiutare i militanti detenuti, a volte internati nei famigerati campi di lavoro siberiani. La solidarietà internazionalista degli anarchici raggiunse, nel periodo fra le due guerre mondiali, anche le vittime politiche in Italia, in Germania, e soprattutto in Spagna.

A Milano, nei primi mesi del 1969, con quasi involontaria tempestività, sorge la CROCE NERA ANARCHICA che mutua il nome dalla Black Cross ed intende affiancarsi ad essa ma che subito si trova a dover operare “in casa”. Infatti proprio in quell’epoca iniziava, con gli attentati fascisti del 25 aprile (alla Fiera Campionaria ed alla Stazione Centrale di Milano) e con l’arresto di alcuni giovani libertari, la manovra anti-anarchica di provocazione-calunnia-repressione, che doveva culminare sempre a Milano il 12 dicembre dello stesso anno (con la “strage di stato” di piazza Fontana). Così all’azione pro-Spagna dapprima si affianca, poi la sostituisce quasi completamente l’azione anti-repressiva in Italia, non solo con l’invio di denaro agli arrestati, ma anche e soprattutto con l’organizzazione di manifestazioni di vario genere per sensibilizzare l’opinione pubblica, con la pronta e precisa risposta data alle calunnie diffuse dalla polizia e dai suoi portavoce. La pubblicazione di un bollettino interno del movimento anarchico, di cui sono usciti a tutt’oggi otto numeri, permette periodicamente ai compagni interessati di conoscere notizie sulla repressione anti-anarchica e sulle attività della “Croce Nera Anarchica” stessa.

In questa diversificazione di attività (controinformazione interna ed esterna al movimento anarchico), oltre che in maggior dinamismo e tempestività, la “Croce Nera Anarchica” si differenzia dal “Comitato Nazionale Pro Vittime Politiche” (CNPVP), con cui peraltro collabora fraternamente; quest’ultimo organismo opera da anni in Italia, ma, per sua natura, si limita ad aiutare materialmente e legalmente gli anarchici incarcerati.

Il lavoro specifico della “Croce Nera Anarchica” si è dimostrato particolarmente utile dopo gli attentati di Milano e Roma del 12 dicembre 1969, che hanno provocato l’accentuarsi della repressione contro vari settori del movimento operaio, primo fra tutti quello libertario. Il contatto con gli avvocati difensori dei molti compagni carcerati, i comunicati e le conferenze-stampa sono i principali momenti dell’attività “esterna” di questa organizzazione, che ha così contribuito, fra l’altro, a sconfiggere la campagna di calunnie contro Giuseppe Pinelli, scatenata dalla polizia e dalla stampa di regime subito dopo la sua morte. In questo contesto, la “Croce Nera Anarchica” ha bloccato sul nascere un tentativo poliziesco di coinvolgere Pinelli in un traffico d’armi con la Resistenza greca, smentendo categoricamente, prima ancora che fossero diffuse ufficialmente, queste voci, cosicché questa ennesima provocazione fu subito fatta rientrare. Contemporaneamente la “Croce Nera Anarchica” ha curato la pubblicazione del libro “Le bombe dei padroni” (luglio 1970), organizzando anche la distribuzione, in molti centri grandi e piccoli, del filmato su Pinelli, realizzato dal Comitato dei cineasti contro la repressione; ha inoltre organizzato il viaggio e le conferenze tenute in molte città italiane dal compagno anarco-sindacalista Miguel Garcia Garcia (novembre-dicembre 1970).

Accanto a questa attività rivolta all’esterno, volta a difendere il movimento anarchico nel suo insieme, vi è quella attività più delicata e difficile, che consiste nel prestare il massimo aiuto ai compagni posti in difficoltà dalla silenziosa, continua repressione; questa si attua infatti non solo con le grandi operazioni (sparatorie su pacifiche dimostrazioni popolari, arresti, attentati falsamente attribuiti agli anarchici, ecc.), ma anche con i controlli telefonici, i pedinamenti, le minacce, le intimidazioni, le diffide, le persecuzioni ufficiali ed ufficiose, con cui da oltre un secolo l’apparato statale cerca di piegare il movimento anarchico. Se non vi è riuscito, lo si deve anche alla solidarietà continua che i compagni hanno sempre dato ai detenuti ed ai perseguitati, ed alla coscienza di questi ultimi di essere protagonisti, anche fra le quattro mura di una cella, della lotta per il trionfo del socialismo libertario.

Paolo Finzi