La polizia aveva addotto «motivi di sicurezza»
Per mesi nascosta al giudice l’identità dell’agente spia
Ulteriori particolari si sono appresi ieri mattina, negli ambienti giudiziari, circa l’agente della squadra politica che era di casa al circolo «22 Marzo» ma che, tuttavia, non riuscì a sventare gli attentati dello scorso dicembre.
Anzitutto, i fatti così come emergono dalle dichiarazioni che «Andrea» ha rilasciato recentemente al magistrato troverebbero, si dice, molti riscontri obbiettivi nel mare delle deposizioni di testi e imputati ormai consacrate a verbale. Un altro riscontro è dato da alcune dichiarazioni fatte poco tempo fa dal giovane Emilio Borghese (il figlio del magistrato) che avrebbe ammesso di avere effettivamente avuto, il 14 dicembre, un colloquio con Andrea Politi, esprimendogli i suoi timori per quanto era accaduto.
Si dice, inoltre, che la polizia informò alcuni mesi fa il magistrato (comunque sempre con un certo ritardo) di avere un suo uomo all’interno del «22 Marzo», ma che solo recentemente, circa venti giorni fa, si è deciso di rinunciare a quei «motivi di sicurezza» che sino a ora avevano sconsigliato di rivelare anche al giudice l’identità del Politi.
Per quanto riguarda gli atti istruttori, si è appreso che mercoledì scorso il P.M. e giudice istruttore hanno compiuto un sopralluogo all’Altare della Patria. Stamane, infine, verrà depositata la perizia psicofisica alla quale è stato sottoposto Pietro Valpreda.