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7 febbraio 1978 Gli avvocati di Pietro Valpreda denunciano l’ex Questore di Milano, Marcello Guida, per falsa testimonianza

7 luglio 2011

PRETURA DI CATANZARO

ATTO DI DENUNCIA PER FALSA TESTIMONIANZA

I sottoscritti avvocati Guido Calvi, Marco Janni e Domenico Torchia, anche a nome degli avvocati Nadia Alecci e Fausto Tarsitano, difensori di Pietro Valpreda e altri nel processo per la strage di Piazza Fontana

 DENUNCIANO

Marcello Guida, ex questore di Milano, per il delitto di falsa testimonianza commesso nell’udienza del 18 gennaio 1978 avanti la corte d’assise di Catanzaro, ed

ESPONGONO

Nell’udienza del 18 gennaio 1978 il dott. Marcello Guida, all’epoca questore di Milano, deponendo quale testimone ha dichiarato ripetutamente di non ricordare alcuni atti da lui compiuti nella giornata del 15 dicembre 1969: atti che trovano il loro momento centrale e più significativo nella esibizione al tassista Cornelio Rolandi, il quale affermava di avere trasportato una persona che poteva essere l’attentatore della banca dell’Agricoltura, di una fotografia, quella di Pietro Valpreda. Il testimone, la cui deposizione è una sequela di “non ricordo” se non addirittura di affermazioni smentite dai fatti, come quella relativa alla taglia di 50 milioni che egli non può non ricordare essere stata comunicata alla stampa nella stessa giornata del 15 dicembre, a proposito della fotografia di Pietro Valpreda ha detto: “Ripeto quanto ho già detto nell’udienza del 24 maggio 1974, che non ricordo se a Rolandi fu mostrata una foto di Valpreda. Dato il superlavoro a cui ero stato assegnato in quei giorni sono dettagli che mi sfuggivano nel 74 e a maggior ragione mi sfuggono ora”.

L’esibizione della fotografia di Valpreda, però, non appartiene ai dettagli di quella giornata; al contrario, essa appare strettamente collegata a una meditata decisione del vertice della questura milanese e, del resto, ne sono attenti e memori testimoni il col. Favali e il magg. Ciancio dei carabinieri, oltre al dott. Zagari dell’ufficio politico della questura.

Col. Aldo Favali (udienza del 18/1/78): “Prima che al Rolandi venisse mostrata la fotografia di Valpreda, io giungendo dal gabinetto del questore avevo detto al questore che quello era l’autista che si era presentato, lo aveva reso edotto della ricognizione che avevo fatto e lo ho ragguagliato di quanto Rolandi aveva riferito. Al termine di questo discorso il questore prese dal tavolo la foto e la mostrò a Rolandi dicendogli: “E’ questa la persona che lei ha accompagnato?” E il Rolandi disse: “sì, però era più magro” (nella deposizione istruttoria del 12 gennaio 1970 il col. Favali aveva aggiunto: “Il dr Zagari rispose che la fotografia non era recente”).

Mag. Giampietro Ciancio (udienza del 13/1/78: “Giunti nel gabinetto del questore il col. Favali riferì quanto il Rolandi aveva a noi dichiarato ed a un certo momento il questore prese dal tavolo una fotografia che si trovava con la parte bianca verso l’esterno e la esibì al Rolandi dicendo all’incirca: “E’ questa la persona da lei trasportata?” Il Rolandi rispose: “Sì, però la persona da me trasportata era più scarna e più stempiata”.

Dott. Beniamino Zagari (udienza del 18/1/78): “Io ricordo che mi fu chiesto per telefonò di reperire a foto di Valpreda e mi pare che tale richiesta fu fatta dopo che il Rolandi fu accompagnato nel gabinetto del questore ove io mi trovavo”. E nell’udienza del 30 maggio 1974 (deposizione confermata e allegata al verbale del 18/1/78): “Non ricordo a che ora fui chiamato, tramite centralino, non ricordo da quale funzionario di reperire una fotografia del Valpreda che era stato accompagnato a Roma un paio d’ore prima. Attraverso gli schedari, le carte d’identità o (di) altri documenti, non so quali, recuperai questa fotografia che portai nella stanza del questore”.

Di questi fatti, il cui accadimento è fuori discussione, il dott. Guida è stato, prima che testimone, protagonista principale, e non è assolutamente credibile che egli non ne abbia conservato alcun ricordo. Senza entrare nel merito, in questa sede, delle implicazioni processuali dell’atto compiuto dal questore, è cero che fu lui, nell’ambito del coordinamento delle indagini,che gli spettava, a chiedere o a far chiedere da funzionari del suo ufficio che gli fosse portata una fotografia di Valpreda, fu lui a tenere la foto presso di sé, posata sulla sua scrivania, fu lui, personalmente, a mostrarla a Rolandi, accompagnando il gesto con la frase: “è questa la persona da lei trasportata?”.

E se un dubbio dovesse rimanere sul carattere non occasionale, non di routine, non di dettaglio, dell’atto compiuto dal questore, basta aggiungere che, subito dopo, egli fu attivo protagonista di una comparazione tra la fotografia di Valpreda e l’identikit tracciato dai carabinieri sulla scorta della descrizione fornita da Rolandi. Il col. Favali (sempre nell’udienza del 18/1/78) a domanda risponde: “La comparazione tra lo identikit e la fotografia fu fatta dalle persone che si trovavano nell’ufficio del questore e cioè il questore, io, il cap. Cima e Ciancio. Tra i presenti vi era Rolandi. Ma il giudizio che vi fosse una certa rassomiglianza fu espresso dal questore e da me”. E il magg. Ciancio aggiunge “Sia l’identikit che la foto fu messa sul tavolo del questore e dall’esame fu fatta una comparazione”.

L’ex questore, naturalmente, ha dovuto negare anche il ricordo di questa comparazione e del giudizio di somiglianza che egli stesso, sostituendosi a Rolandi, ritenne di manifestare.

Ma non basta. Non si può credere alla mancanza di memoria del dott. Guida, anche se molti erano i suoi impegni e molti sono gli anni trascorsi da allora, perchè sappiamo indubitabilmente che Rolandi venne accompagnato a Roma (la ricognizione è del 16 dicembre) per iniziativa della questura milanese, la quale era appena giunta alla conclusione che il passeggero descritto dal tassista corrispondesse ai connotati di Valpreda. E non si tratta di nostre induzioni, per quanto logiche e ineccepibili, perchè di ciò esiste una conferma documentale, della quale il dott. Guida ha avuto lettura. In un rapporto del dott. Zagari alla procura della repubblica di Milano, in data 15 dicembre (vol. I, parte II, foglio 407) si legge: “Poiché dalla descrizione fornita dal tassista sui connotati del medesimo, appare che essi si presentano pressappoco identici a quelli del Valpreda, nella mattinata di domani il commissario Capo dr. Antonino Allegra si porterà, con il Tenente dei CC. Sig. Giampietro Ciancio e col tassista, in aereo, a Roma per le urgenti ricognizioni e contestazioni del caso, alla presenza di Magistrati romani”.

Dunque: l’esibizione della fotografia di Valpreda e il successivo giudizio di comparazione tra la fotografia e l’identikit del passeggero di Rolandi, costituiscono addirittura l’antefatto, la premessa della decisione di far accompagnare Rolandi a Roma per una ricognizione di persona su Valpreda.

E fu personalmente il questore, come dichiara il col. Favali nella deposizione istruttoria del 12 gennaio 1970 (vol. III, parte II, foglio 90) a occuparsi di questo trasferimento: “Verso le ore 20 ebbi a ricevere una telefonata dal questore con cui mi diceva che il Rolandi doveva essere accompagnato a Roma urgentemente. Dopo circa un quarto d’ora, mi telefonò nuovamente il questore, affermando che il Rolandi a seguito di una telefonata fatta da un certo prof. Paolucci alla questura, era stato ricondotto in questura da agenti che si trovavano ad attenderlo presso la sua abitazione, non essendo a conoscenza degli ulteriori sviluppi delle indagini. Mi portai nuovamente in questura ed assieme al questore pregai il Rolandi di recarsi a Roma per un atto di riconoscimento. Il Rolandi aderì con il consenso della moglie presente ed in tale circostanza io l’ammonii formalmente di agire secondo coscienza, di non farsi influenzare, se era sicuro del riconoscimento doveva dire si, se era incerto esprime i suoi dubbi, se non lo riconosceva dire apertamente di no. Aggiunsi pure che il suo atto assumeva una enorme importanza e di non tener conto che nel frattempo era stata pubblicata la notizia della taglia”.

Ripetiamoci. Fu proprio quell’esame fotografico a permettere alla questura di Milano di supporre che Pietro Valpreda e il passeggero del taxi di Rolandi potessero essere la stessa persona e, quindi, a far maturare la decisione di procedere alla ricognizione di persona davanti alla procura della repubblica di Roma.

Se dunque la reticenza è provata in modo evidente, non meno evidenti appaiono i motivi che hanno indotto il dott. Marcello Guida a commettere il delitto di falsa testimonianza.

L’ex questore di Milano, ammettendo i fatti riferiti da funzionari di polizia e ufficiali dei carabinieri, avrebbe dovuto rendere ragione di un comportamento a prima vista inspiegabile.

La polizia milanese aveva fermato Pietro Valpreda verso le ore 11 del 15 dicembre a seguito di una specifica richiesta del dott. Provenza, capo dell’ufficio politico della questura di Roma.

Nella sua deposizione del 21 gennaio 1978 e in quella, confermata, del 18 aprile 1974, il dott. Provenza ha dichiarato: 1) che verso le 22,30 – 23 del 14 dicembre 1969 egli richiese alla questura di Milano il fermo e il trasferimento a Roma di Pietro Valpreda; 2) che tale richiesta era giustificata dalle dichiarazioni di Merlino e dell’agente Ippolito alla polizia romana; 3) che egli non comunicò alla questura di Milano né il contenuto di quelle dichiarazioni né le ragioni della sua richiesta; 4) che in ogni caso la Polizia romana non aveva raccolto alcun indizio, anche soltanto per sospettare una partecipazione di Valpreda all’attentato alla Banca dell’Agricoltura di Milano, cui si riferiva la testimonianza del tassista Rolandi.

Il questore, perciò, non disponeva di alcun elemento, neppure indiziario, che collegasse la persona di Pietro Valpreda all’attentato alla Banca dell’Agricoltura; ciononostante, nel pomeriggio del 15 dicembre, egli aveva sul suo tavolo una sola fotografia, quella appunto di Pietro Valpreda, e la mostrò a Rolandi.

Un gesto gravissimo, con cui egli dava a intendere di reputare, senza ragione, fortemente compromessa la posizione di Pietro Valpreda (tanto è vero che nel verbale di fermo si legge, e nessuno ha mai spiegato perchè: “gravemente indiziato del reato di strage”).

Il dott. Guida, dunque, ha mentito perchè, altrimenti, avrebbe dovuto riferire alla corte d’assise le ragioni, tuttora non documentate nel processo ma certamente esistenti, della decisione di mettere i ricordi di Rolandi a confronto privilegiato con le sembianze di Pietro Valpreda, ponendo le premesse e nello stesso tempo ipotecando l’esito della ricognizione di persona. Egli non può aver dimenticato una iniziativa che lo ebbe protagonista e che valse il 15 dicembre 1969, a collocare Valpreda al centro delle indagini: e con tale deliberata insistenza che nel corso di quella stessa sera, in quella stessa questura, proprio una confessione di Valpreda, che questi non aveva mai resa, sarà brutalmente rinfacciata ad un altro fermato, Giuseppe Pinelli.

 

Allegati

1) verbale udienza dibattimentale 18 gennaio 1978 e relativi allegati;

2) verbale udienza dibattimentale 21 gennaio 1978;

3) verbale deposizione istruttoria 12 gennaio 1970 del col. Favali;

4) rapporto 15 dicembre 1969 del dott. Zagari;

5) verbale udienza dibattimentale 18 aprile 1974.-

 

Catanzaro, lì 7 febbraio 1978