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1972 03 18 Umanità Nova – La sinistra rivoluzionaria ha diritto ai 50 milioni di taglia. di Il Centro di Controinformazione della sinistra rivoluzionaria.

13 Maggio 2015

1972 03 18 Umanità Nova - Vogliamo noi la taglia di 50 milioni

 

A Sua Ecc. On. Mariano Rumor – Ministro degli Interni – Roma.

«Egregio Signor Ministro, ricorderà certamente che il 15 dicembre 1969, a tre giorni di distanza dal tragico attentato di Piazza Fontana, Ella ebbe generosamente a destinare, d’accordo con il Suo predecessore On. Franco Restivo, una taglia di 50 milioni di lire italiane a “chiunque fornisca notizia che portino alla identificazione degli autori della strage di Milano”.

Tale promessa, stimolando in noi il senso dei valori proprio della società che Ella così autorevolmente rappresenta, ci indusse ad iniziare immediatamente un lavoro di indagine che si concluse, sei mesi più tardi, con la pubblicazione del libro “La Strage di Stato” per i tipi della casa editrice “Nuova Sinistra”.

Il detto volume, di cui Le inviamo copia in omaggio giacché le altre 99.999 sono state diffuse privilegiando luoghi che presumiamo Ella trovi difficoltà a frequentare, quali fabbriche e scuole, contiene indicati per nome e cognome alcuni dei mandanti e degli esecutori materiali dell’impresa criminosa da lei immediatamente commentata con le nobili parole “ciò rende urgente e indifferibile la ricomposizione del centro-sinistra organico”.

Leggendolo potrà rendersi conto di come le indicazioni in esso contenute abbiano trovato, nei mesi successivi, puntuale riscontro in una serie di iniziative della Magistratura, la inchiesta-istruttoria sulla morte di Armando Calzolari, l’invio alla Corte di Assise di Roma da parte della Procura milanese di documenti relativi alle rivelazioni dell’Avvocato Ambrosini, del quale nel libro era stata purtroppo prevista l’immatura scomparsa, i mandati di cattura contro i fascisti Stefano Delle Chiaie (soprannominato, ci perdoni il termine, “Caccola”), Junio Valerio Borghese, Franco Freda, Giovanni Ventura ultimo in ordine di tempo, ma non di importanza, Giuseppe Rauti (detto “Pino”) che ne confermano la piena attendibilità.

In particolare La preghiamo di soffermare la sua attenzione sulle pagine 94, 95, 96, 138, 139, 140, 141, 142, 143 del libro in questione, nelle quali la figura del Rauti, incriminato, tra l’altro, “per una serie di attentati terroristici verificatisi nel corso del 1969,” viene alla ribalta, nella sua veste di agente dei servizi segreti greci (K.Y.P.), come uno dei maggiori organizzatori della “strage di stato”.

Certi che il mancato ricevimento da parte nostra della taglia promessa sia esclusivamente da attribuirsi ad un disguido burocratico, e salvo un’opposizione in merito, a questo punto peraltro improbabile, da parte degli eredi del defunto Sig. Rolandi Cornelio, di professione tassista, restiamo in fiduciosa attesa dei 50 milioni. Tale cifra, che preferiremmo ci venisse accreditata, ove possibile, sotto forma di buoni del tesoro, verrà da noi equamente suddivisa tra i vari gruppi della sinistra rivoluzionaria i quali attualmente versano, nonostante le rivelazioni ahimè fantasiose de “l’Unità” sui fondi provenienti da parte confindustriale, in gravi difficoltà economiche, affinchè possano degnamente continuare nella loro lotta contro le istituzioni che Ella, Signor Ministro, tanto efficacemente difende.

Sperando in un Suo sollecito riscontro, distintamente La saluta

Il “Centro di Controinformazione della sinistra rivoluzionaria“. ».

Lotta Continua 18 aprile 1970 Perchè parliamo di Pinelli

26 settembre 2012

Abbiamo parlato spesso di Pinelli e di Valpreda e della strage di Milano. Alcuni compagni pensano che ne abbiamo parlato troppo.

Crediamo di no. Abbiamo parlato spesso di Calabresi, Guida, Amati; abbiamo detto tutto il nostro odio verso di essi e verso il sistema di cui sono strumenti, e la nostra volontà di vendetta.

Non pensiamo che sia sufficiente, ma sappiamo che non finisce qui.

Ma se continuiamo ancora a parlare di queste cose, non lo facciamo solo perché è stato ucciso un compagno, perché un altro è in galera innocente e 16 persone sono state dilaniate dalle bombe; lo facciamo perché crediamo che la strage di Piazza Fontana e l’omicidio di Pinelli non sono stati un attacco contro le «istituzioni democratiche» e una rappresaglia di queste contro gli anarchici, ma tutti e due i fatti hanno espresso i momenti più violentemente criminali di una offensiva a largo raggio dello stato borghese contro l’autonomia operaia e il movimento rivoluzionario; l’obiettivo era ed è la ripresa del controllo complessivo sulla classe operaia. Ed è per questo che noi pensiamo che esista una precisa continuità politica tra la strage e i suoi organizzatori e le false riforme e chi le auspica, tra la strategia del terrore e quella dell’ingabbiamento. Reazionari e riformisti hanno tentato di impaurire il proletariato, di colpirlo e ora tentano di lusingarlo e controllarlo.

L’intero schieramento di centrosinistra (dalla DC al PCI) aveva interesse ad usare l’attentato come ricatto verso i rivali interni ed esterni, tutti hanno tentato di farlo e tutti quindi dell’attentato sono responsabili o complici (dalla DC al PCI appunto).

Ecco allora Valpreda usato come elemento di contrattazione per il quadripartito, ecco allora che le notizie sull’assassinio di Pinelli vengono manipolate e stravolte, ecco il PCI che dalle bombe sviluppa il suo progetto politico di proporsi prima come garante della «legalità costituzionale» contro ogni tentazione autoritaria, e poi come gestore della fetta di potere che lo stato borghese concede al proletariato. Non solo un atto terroristico quindi, e neppure un semplice complotto, ma piuttosto le prove generali dei meccanismi di difesa della borghesia di fronte all’offensiva proletaria; e le armi sono ancora una volta la violenza criminale, la riforma antiproletaria, i falsi rivoluzionari.

È lo spaccato dell’intero schieramento della borghesia quello che emerge, con tutte le sue componenti, dalle più reazionarie e stupide, a quelle più lucide e accorte. Ed è per questo che per noi indagare su questa vicenda, parlame a livello di massa, sviluppare su di esso il punto di vista del proletariato significa fare lotta politica, attaccare il sistema in un elemento cruciale, quello della sua trasformazione riformista che passa attraverso la repressione criminale.

Per questo riteniamo che Pinelli, Valpreda e i 16 morti di Piazza Fontana siano parte fondamentale del nostro discorso e della nostra lotta contro lo stato borghese, contro le riforme antiproletarie, contro il revisionismo, i suoi falsi oppositori e «l’estremismo» legalitario.

Lotta Continua 18 aprile 1970  interrogatorio in questura karate

Lotta Continua 18 aprile 1970 manifesto Pinelli assassinato

Giornali Vari

14 gennaio 2012

 1969

22 ottobre 1969 Ciao2001 n.39 – Le guardie bianche di Hitler di Daniele Del Giudice

29 ottobre 1969 Ciao2001 n.40 – la smentita sul 22 marzo

19 novembre 1969 Ciao2001 n.43 – A come Anarchia. Il programma del Circolo 22 Marzo

1969 12 12 Paese Sera ore 21 – 13 morti a Milano. Una bomba in una banca

1969 12 13 Paese Sera p2 – Al di là dell’orrore di Publio

1969 12 13 Paese Sera p2 – Un indizio: una borsa in finta pelle di Giorgio Manzini

1969 12 13 Paese Sera p3 – Strage di stampo fascista di Giancesare Flesca

1969 12 13 Paese Sera p3 – Un marchio inconfondibile

1969 12 13 Paese Sera p3 – Milano indignata e sgomenta condanna l’efferato eccidio di G.C.F.

1969 12 13 Paese Sera p5 – «Retata» notturna: fermati 55 giovani

1969 12 13 Paese Sera p4 – Sospese domani le manifestazioni politiche (Il raduno fascista non sì farà)

1969 12 14 Messaggero p20 – L’attentato di Milano. Fermate e interrogate un centinaio di persone – Perquisite le sedi degli estremisti di Giuseppe Columba

1969 12 14 Messaggero p21 – L’attentato a Roma. Si cercano i dinamitardi nei circoli estremisti – Cento persone interrogate di Sandro Osmani

1969 12 14 Paese Sera p2 – Le Monde: attentati di estrema destra

1969 12 14 Paese Sera p2 – Proibite oggi tutte le manifestazioni politiche

1969 12 14 Paese Sera p3 – Anche il controspionaggio è impegnato nell’inchiesta. di Giorgio Manzini

1969 12 14 Momento Sera ore 21 p1 – Mobilitazione democratica di Lucio de Caro

1969 12 14 Momento Sera ore 21 p2 – Restivo alla Camera: «E’ un attentato criminale allo stato democratico»

1969 12 14 Momento Sera ore 21 p3 – 7 Kg. Di tritolo hanno seminato la morte – 150 estremisti fermati e interrogati. Le indagini estese anche all’estero? di Claudio Sonzogno

1969 12 14 Momento Sera ore 21 p3 – Il telegramma di Saragat. Il messaggio di Rumor

1969 12 14 Momento Sera ore 21 p4 – Perquisiti circoli neo fascisti e di gruppi di estrema sinistra

1969 12 14 Momento Sera ore 21 p5 – Emozione e sdegno di tutti i romani per i folli attentati dinamitardi

1969 12 15 Paese SeraIl massacro nella banca milanese è stato organizzato in Germania? -L’inchiesta sembra svolgersi soprattutto all’estero: nella Repubblica federale un «missione» della polizia italiana di Giorgio Manzini

1969 12 16 Paese SeraL’alibi del ferroviere Giuseppe Pinelli«Non era campato in aria»: dice il magistrato inquirente. Per il questore il suicida è adesso «quel poveretto…». di Giorgio Manzini

1969 12 16 Paese SeraScherzava con tutti, come un bambino. L’anarchico suicida era un tipo calmo, sempre allegro: adorava le due figliolette. di Giancesare Flesca

1969 12 16 Paese Sera«Una vittima in più» dicono gli anarchici su «Umanità nova»

1969 12 16 Paese SeraPer i 50 milioni della taglia parlerà qualche «confidente» dei terroristi?

1969 12 16 Paese SeraNon c’è bisogno dei colonnelli. di Giancesare Flesca

1969 12 16 Paese SeraScarcerati a Milano i «fermati» per la strage

1969 12 16 Paese SeraI magistrati si possono ingiuriare impunemente? Una protesta contro «Il Messaggero» da parte di alcuni aderenti a «Magistratura democratica»

1969 12 16 Paese Sera23 persone trattenute stanotte nelle camere di sicurezza. La polizia ritiene che tra i fermati qualcuno sappia chi ha messo le bombe all’Altare della Patria e alla Banca

1969 12 16 Paese SeraL’«operazione-taxista» è scattata dopo una telefonata Milano-Roma.

1969 12 16 Paese SeraScatenata la stampa di destra contro l’«Observer». Il settimanale ha collegato l’attuale crisi alla «strategia della tensione» del Presidente Saragat

1969 12 16 Il Giorno p3 – Bocche chiuse: l’indagine in fase delicata. Sono ventitré i fermati di Roma – Tre di essi considerati “qualificati” di Patrizio Fusar

1969 12 16 Il Giorno p3 – Non è roba di casa nostra. Un anarchico (al telefono) racconta la sua opinione…di Mario Coppelli

1969 12 17 MessaggeroA Milano la svolta decisiva nelle indagini di Giuseppe Columba

1969 12 17 MessaggeroArrestati i criminali. Sono estremisti di sinistra gli autori dell’eccidio

1969 12 17 MessaggeroIl drammatico confronto di Paolo Matricardi

1969 12 17 MessaggeroIl Questore: «Tutti bravi». Dopo l’incriminazione per concorso in strage di Pietro Valpreda, il questore di Roma dottor Parlato ha fatto ai giornalisti le seguenti dichiarazioni

1969 12 17 MessaggeroLe indagini a Roma. Altri nove fermati, tra cui due minori e una ragazza di Sandro Osmani.

1969 12 17 MessaggeroChi è Chi è «il Cobra» di Fabrizio Zampa

1969 12 17 MessaggeroGli anarchici di papà di Giancarlo Del Re

1969 12 17 MessaggeroI vicini di casa affermano: sembravano persone tranquille. Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda gli anarchici dinamitardi di Massimo Zamorani

1969 12 17 MessaggeroUn comunista anarchico. di Anarchici di Milano riuniti in assemblea straordinaria il 16-12-1969

1969 12 18 MessaggeroLa situazione

1969 12 18 MessaggeroIl racconto del tassista che trasportò Valpreda di G. Col.

1969 12 18 MessaggeroIl Questore di Milano: «Presto la conclusione» di Giuseppe Columba

1969 12 18 MessaggeroAltri 5 giovani sono stati fermati a Roma

1969 12 18 MessaggeroSi continua ad indagare di Fabrizio Menghini

1969 12 18 MessaggeroRoma: I due circoli anarchici dove si riunivano i fermati. Sono stati chiusi dalla polizia. di G. D. R

1969 12 18 MessaggeroRoma. Gli uomini di punta della «politica» che hanno bloccato i dinamitardi. di S. D. R.

1969 12 19 TempoFra pochi giorni tutta la verità. L’ombra dell’ergastolo sugli indiziati per concorso in strage

1969 12 19 TempoLe indagini su chi ha costruito i micidiali ordigni

1969 12 19 TempoIncidenti al Liceo frequentato da Mander

1969 12 19 TempoValpreda Era stato scritturato per «La forza del destino»

1969 12 19 TempoAd ogni contrarietà esclamava: «Bisogna mettere una bomba». di Danilo Maestosi

1969 12 19 TempoUna fossa per tutti

1969 12 19 MessaggeroSi estendono le ricerche. Milano L’inchiesta continua. di Giuseppe Columba

1969 12 19 Messaggero – Roma Oggi una decisione sulla proroga dei fermi.– Tredici i giovani che sono ancora trattenuti in Questura

1969 12 20 MessaggeroRoma Il pubblico ministero Vittorio Occorsio ha emesso nel pomeriggio di ieri altri cinque ordini di cattura di Fabrizio Menghini

1969 12 20 MessaggeroSono tutti anarchici romani i cinque arrestati per gli attentati

1969 12 21 Paese SeraFolla ai funerali di Pino Pinelli. Migliaia di persone hanno seguito il feretro.

1969 12 21 Paese SeraPolizia e A.G. non hanno dubbi e ora danno la caccia ai mandanti. di Franco Rossi

1969 12 21 Paese SeraIl giudice conferma non spiega gli «indizi» (su Feltrinelli) di Giorgio Manzini

1969 12 22 MessaggeroContestata a Mander la complicità nella strage di Fabrizio Menghini

1969 12 24 MessaggeroPer gli attentati istruttoria formale. Concluso l’interrogatorio degli imputati

1969 12 24 l’UnitàAnche «Cap» ha un alibi di ferro. Aniello D’Errico è stato fermato dalla polizia in Puglia e rilasciato in serata

28 dicembre 1969 L’Espresso – Dire anarchici non basta, a cura di Giuseppe Catalano, Paolo Mieli e Mario Scialoja

1970

 

 

1970 01 2 l’UnitàIl giudice interroga i sei per colmare troppe lacune. Ancora senza risposta gli interrogativi sulle indagini per gli attentati. di Marcello Del Bosco

1970 01 3 l’UnitàRidda di alibi per 5 imputati. di Marcello Del Bosco

1970 01 3 MessaggeroSi controlla l’alibi del Valpreda con la «zia Rachele». Si cerca nuovamente l’anarchico Enrico Di Cola già rilasciato.di Fabrizio Menghini

1970 01 3 Paese SeraIl giudice controlla gli alibi. Oggi sarà interrogata la zia di Pietro Valpreda. Aperta l’inchiesta formale per gli attentati dinamitardi

1970 01 4 l’UnitàVenti domande ancora senza risposta. di Marcello Del Bosco

1970 01 4 l’UnitàSpiccato un altro ordine di cattura. (ma non c’entra con gli attentati)

1970 01 6 l’UnitàLa versione del tassista sarà controllata dal giudice. di Paolo Gambescia

1970 01 6 Paese SeraIl giudice andrà a Milano per il controllo dei «tempi».La testimonianza del tassista Rolandi al vaglio del magistrato

1970 01 6 TempoSettimana decisiva per l’inchiesta Valpreda. Per giovedì mattina è stato convocato dal magistrato il professor Paolucci, il quale smentisce in parte il tassista Rolandi

1970 01 7 l’UnitàRicominciano daccapo le indagini per gli attentati del 12 dicembre. di Paolo Gambescia

1970 01 8 l’UnitàA quattro settimane dalla strage di Milano. di Sergio Segre

1970 01 8 l’UnitàAncora si cercano le prove per la strage. di Paolo Gambescia

1970 01 8 l’UnitàNessuno mi ha convocato per un confronto col taxista. Intervista col prof. Paolucci. di Marcello Del Bosco

1970 01 8 Paese SeraMolte deduzioni ma poche prove nei confronti degli arrestati per le bombe. L’istruttoria sugli attentati di Milano e Roma: aumentano dubbi e perplessità

1970 01 9 l’Unità Il giudice chiede spiegazioni alla polizia e interroga gli imputati a Regina Coeli. di Paolo Gambescia

1970 01 9 l’UnitàDal magistrato la vedova e la madre di Pinelli. (Hanno denunciato il questore di Milano)

9 gennaio 1970 Paese Sera – Fu Di Cola a orientare le indagini della polizia? (della serie: giornalisti e veline della Questura)  

1970 01 10 l’UnitàAbbiamo ricostruito minuto per minuto le ultime ore di vita di Giuseppe Pinelli. Sempre più fitti gli interrogativi a un mese dalla strage di Milano e dagli attentati di Roma

1970 01 11 l’Unità – inchiesta I protagonisti. Ritratto dei personaggi che hanno un ruolo, più o meno «sotterraneo», nell’inchiestaDal «commissario-beat», alla «virago», al giudice anti-anarchico, ai nuovi punti oscuri della versione Rolandi

1970 01 11 Paese SeraBombe: senza volto il nuovo testimone. Riserbo assoluto sulla sua identità – L’accusa gli attribuisce «grande importanza»

1970 01 12 Stampa SeraI verbali degli interrogatori esaminati dai difensori. Inoltre, da domani, i patroni potranno parlare per la prima volta con gli arrestati. di Guido Guidi

1970 01 17 MessaggeroPer la strage forse altre incriminazioni. di Dino Cimagalli

1970 02 24 CorriereSi vaglia la posizione di Mander. L’editore Ventura per tre ore nell’ufficio del PM

1970 02 25 Corriere“Ho scoperto a Bruxelles Ivo Della Savia”. Intervista segreta con l’anarchico amico di Valpreda. di Giorgio Zicari

1970 02 25 CorriereInterrogati gli esponenti del XXII marzo. di Roberto Martinelli

1970 02 26 CorriereSecondo incontro con Della Savia. Il «corriere del tritolo» è ancora a Bruxelles braccato dalla polizia. di Giorgio Zicari

1970 02 27 CorriereRichiesta di cattura per Della Savia. E’ accusato di avere procurato l’esplosivo per i recenti attentati. di Giorgio Zicari

1970 03 24 l’UnitàMandati di cattura per Pietro Valpreda e gli altri cinque.

12 aprile 1970 l’Astrolabio – Ho sentito morire Pino Pinelli di Pasquale Valitutti

1970 04 1 l’UnitàQuando la verità su Pinelli? «Fare piena luce sulla morte dell’anarchico» ribadisce il giornale del PSI

1970 04 2 l’UnitàIstanza di scarcerazione per Valpreda. «Mancanza di indizi» sostengono gli avvocati – Un richiamo ai diritti della difesa

1970 04 2 Paese SeraContro Valpreda non ci sono indizi di colpevolezza. L’istanza di scarcerazione in favore dell’ex ballerino

1970 04 4 Paese SeraI testi diranno tutto su Pinelli. L’inchiesta sulla morte dell’anarchico milanese

1970 04 5 l’UnitàC’era una spia nel circolo 22 marzo. Confermato quello che scrisse Valpreda al suo avvocato due settimane prima degli attentati

1970 04 8 Paese seraNell’alibi di Pinelli non ci sono più «crepe». Smentito ancora una volta il rapporto della questura. di G.M.

1970 04 9 Paese SeraForse ricostruiranno il «volo» di Pinelli. Chiesto dagli avvocati un collegio peritale. di G.M.

1970 04 9 Paese SeraRolandi aveva già visto Valpreda in fotografia. Lo dichiarò il tassista, precisando che la foto gli era stata mostrata dalla polizia milanese. di Giuseppe Rosselli

1970 04 9 l’UnitàEcco quello che devi riconoscere… Dal verbale del tassista una carta preziosa per la difesa di Pietro Valpreda

1970 04 9 l’Unità p7 – Perché è lecito dubitare che Pinelli si sia ucciso di Pierluigi Gandini

1970 04 11 l’Unità«Nell’ufficio di Calabresi come una rissa: picchiavano Pinelli?». Sconcertante racconto di un anarchico all’«Astrolabio»

1970 04 12 l’UnitàI complici nascosti della strage di Milano. Quattro mesi dopo l’esplosione che ha ucciso sedici persone si moltiplicano gli interrogativi e si fa luce una grave verità. di Marcello Del Bosco

1970 04 17 Paese SeraProcesso a Valpreda (senza imputato?). Domani in Pretura (V sezione penale)

1970 04 17 l’Unità«Sevizie per i fermati del 25 aprile: Così anche Pinelli?». Gravissima denuncia dell’«Espresso» che pone un altro inquietante interrogativo

1970 04 19 Paese SeraValpreda davanti al pretore: assolto. L’ex ballerino, arrestato per l’attentato di Milano, era accusato, con altri 7 anarchici, di aver diffuso volantini non autorizzati.

1970 04 19 Paese SeraTre anarchici arrestati durante il processo a Valpreda. Tumulti ieri mattina in Pretura di Giuseppe Rosselli.

1970 04 23 MessaggeroAttentato dinamitardo. Depositati i verbali relativi alle perquisizioni compiute nelle abitazioni di tre imputati.

1970 04 28 Paese SeraValpreda: tre quesiti per l’indagine psico-fisica

1970 04 28 Paese SeraUna lettera sul processo in Pretura a Valpreda (di Paolo De Medio, Fernando Visonà, Franco Montanari e Giovanni Ferraro)

1970 05 2 Manifestazione di anarchici per Valpreda e Pinelli a Porta San Giovanni

1970 05 3 Protestano sulle mura. Anarchici a Porta San Giovanni

1970 05 3 Paese SeraSu Porta S Giovanni per Valpreda e Pinelli. Da venerdì pomeriggio alcuni giovani anarchici, arrampicati sulle mura di Porta San Giovanni, stanno manifestando in favore di Pietro Valpreda e contro la versione della polizia sulla morte di Giuseppe Pinelli.

1970 05 4 Conclusa la protesta dei giovani anarchici. Sono scesi dalle mura di Porta San Giovanni

1970 05 9 Paese SeraContro Valpreda testimoni-spie? Clamorose affermazioni dell’anarchico Della Savia. di G.M.

1970 05 19 Momento SeraCaso Valpreda: duro scontro tra il PM e il difensore dell’anarchico

1970 06 4 Paese SeraL’agente avrebbe fatto cadere l’alibi di Mander e Gargamelli. Determinante secondo l’accusa la deposizione del confidente che agiva nel «22 marzo»

1970 06 5 Paese SeraPer mesi nascosta al giudice l’identità dell’agente spia

1970 06 6 Paese SeraIl coraggio e lo 007 di Giancesare Flesca

1970 06 6 Paese SeraLa teste è la fidanzata di «Andrea» agente-spia? Un’altra superdeposizione che arriva a cinque mesi dal tragico attentato di Milano

1970 06 6 Paese SeraLiberati tre anarchici amici di Valpreda (Raniero Coari, Cosimo Caramia e Angelo Fascetti)

1970 06 7 Paese SeraLo 007 Politi risponderà di «falsa testimonianza»? O mente lui o mentono tutti gli «imputati minori» e i testimoni a proposito della conferenza del Cobra

1970 06 7 Paese SeraIl magistrato rifiuta di intervenire sull’accusa: “Calabresi è un assassino”. La Procura della Repubblica non ha voluto denunciare il settimanale «Lotta Continua» affermando che era «in gioco solamente l’onorabilità del dott. Calabresi»

1970 06 7 Paese SeraValpreda e Merlino non vogliono rispondere alle domande del giudice. Gli interrogatori degli imputati della strage dopo le rivelazioni di «Andrea 007»

1970 06 16 Giornale d’ItaliaNon sono una spia. Intervistato Enrico Di Cola. di Cesare Tocci (Intervista mai rilasciata e totalmente inventata)

1970 06 28 Secolo d’ItaliaCudillo a Milano per due interrogatori.

1970 07 7 Paese SeraPinelli: in archivio gli atti non i dubbi di G.M.

1970 08 31 MessaggeroIstruttoria conclusa sul caso Valpreda. Il giudice istruttore attende l’esito di due perizie

1970 09 14 Paese SeraEntro il mese le conclusioni del PM Occorsio

1970 09 28 TempoPer la strage di Milano non «risultano» mandanti. La requisitoria sugli attentati del 12 dicembre 1969. di Marcello Lambertini

1970 10 16 Paese SeraEcco come Pinelli si uccise testimonia un capitano dei CC. Ancora un’udienza infuocata al processo contro «Lotta continua». di G.M.

1970 10 28 Paese Sera Neanche Allegra spiega il «suicidio» di Pinelli. Al processo di Milano interrogato il capo dell’Ufficio Politico. di G.M

1970 10 29 Paese Sera«Non abbiamo concordato le versioni» dice candidamente il vice-Calabresi. Al processo contro «Lotta Continua» interrogato il brigadiere Panessa. di G. M.

1970 10 29 Paese SeraValpreda in Assise: vilipendio. L’episodio risale allo sciopero della fame del settembre 1969. Altri sette imputati 

1970 11 13 Paese SeraBombe: molte critiche contro l’istruttoria

1970 11 13 Paese SeraPinelli fu «ospite» della questura per tre giorni. di G.M

1970 11 16 MessaggeroSulla strage di Milano «memorie» della difesa. Prossima la sentenza di rinvio a giudizio

1970 11 25 Paese Sera«Non si è ucciso» afferma decisa la moglie di Pino Pinelli. Udienza significativa al processo Calabresi-«Lotta Continua»

1970 12 3 l’UnitàSmentito su Pinelli il questore riesce però a evitare il confronto. Anche un medico contraddice i poliziotti. di Pierluigi Gandini

 

1971

 

 

1971 02 28 l’UnitàSenza un perché le accuse agli anarchici. Al processo di Milano per gli attentati interrogato il commissario Calabresi

1971 03 21 l’UnitàValpreda in Assise ma per un volantino. E’ accusato di vilipendio alla magistratura

1971 03 22 l’UnitàProcesso a 6 anarchici per discutibili indizi. Inizia oggi il procedimento in Corte d’Assise a Milano

1971 03 23 l’UnitàMilano: anarchici sotto processo. Sono sei e tutti in galera da molto tempo per accuse indiziarie. di P.L.G.

1971 03 30 l’Unità«Calabresi mi picchiava durante l’interrogatorio». La deposizione di un anarchico al processo di Milano

1971 04 1 UnitàUn anarchico: «Il brigadiere mi spaccò le labbra». Drammatica deposizione al processo di Milano. di p.l.g.

1971 04 2 l’UnitàMai nessun confronto con la supertestimone di p.l.g

1971 04 6 l’Unità Anarchici: il giudice non trova l’esplosivo. di P. L. Gandini

1971 04 8 l’UnitàAnarchici: la superteste non ricorda di p.l.g.

1971 04 9 l’Unità Valpreda: «mi trovo in cella da 16 mesi per una provocazione» di p.l.g.

1971 04 21 l’UnitàAnarchici: accusato di falso il verbale della questura. di Pierlulgi Gandini

1971 04 23 l’UnitàUn anarchico confessò attentati mai commessi. Incredibile deposizione del poliziotto Calabresi. di Pierluigi Gandini

1971 04 27 l’UnitàMilano: il processo agli anarchici. La Zublena è mitomane. di Pierluigi Gandini

1971 04 28 l’UnitàSenza un perché le accuse agli anarchici. Al processo di Milano per gli attentati interrogato il commissario Calabresi

1971 04 29 l’UnitàLa Zublena definì come fascisti i giudici che le dettero credito. di Pierluigi Gandini

1971 04 30 l’UnitàContraddittori i testi della PS al processo degli anarchici

1971 04 30 l’UnitàCalabresi ricusa il tribunale: non vuole la perizia su Pinelli. di p.l.g.

1971 06 19 l’Unità p5 – Altro rinvio per la perizia su Pinelli. Si deciderà ad ottobre – Posizione del Consiglio superiore della magistratura sul caso Biotti

 

 

1972

2 marzo 1972 Europeo – Valpreda. Ritratto di un imputato intervista a Guido Calvi di Enzo Magrì 

1972 03 3 Paese SeraMario Merlino spia in conto terzi di Marco Fini

9 marzo 1972 Europeo – Il tassista Rolandi non ha detto la verità. Sensazionale intervista con un testimone-chiave

10 marzo 1972 L’istruttoria rapita. Controprocesso Valpreda (dal settimanale ABC)

17 marzo 1972 Perché gli anarchici? Controprocesso Valpreda(dal settimanale ABC)

13 aprile 1972 Europeo – La mia fuga dall’Italia. Enrico Di Cola il primo cittadino italiano che ha ottenuto «asilo politico» in Svezia di Sandro Ottolenghi  

1972 05 18 Paese SeraTante versioni su Pinelli per allontanare la verità. Le drammatiche udienze del processo contro «Lotta continua»

1972 10 22 l’EspressoNel nome della legge di Camilla Cederna

1972 10 22 l’EspressoSe poi qualche giudice non è d’accordo di Giuseppe Catalano

1972 10 22 l’EspressoUna lettera a Giovanni Leone

1972 10 22 l’EspressoUn messaggio di Valpreda. Subito dopo avere appreso la notizia del trasferimento del suo processo alla Corte d’Assise di Catanzaro

 

1974

1974 04 5 Paese SeraValpreda mette a nudo i vuoti dell’inchiesta. L’anarchico ancora interrogato in Corte d’Assise a Catanzaro

1974 04 7 Paese Sera Non dicemmo tutto ai giudici. Crollano i poliziotti che accusarono Valpreda

1974 04 7 Paese SeraChi si nasconde dietro i «falsi»? di A.Bar.

1974 05 9 Paese Sera – Si contraddice l’agente-spia. Salvatore Ippolito non ha fornito elementi di prova contro gli anarchici.

1974 06 1 Paese SeraUna trama che parte dal ’69. Allegra ex capo della «politica» di Milano interrogato ieri nega e poi si contraddice

1974 06 2 Paese SeraMerlino ritratta la storia che fece arrestare Valpreda di Giuseppe Rosselli

1974 06 7 Paese SeraCrolla la super-prova Rolandi. Guida smentito dai CC al processo Valpreda.

 

 

1980

 

 

1980 12 9 Paese SeraStrage di Milano Ultimo atto. Non si escludono sorprese rispetto al dibattimento di primo grado – Sarà chiesta la condanna per Valpreda?

1980 12 10 Paese Sera Il PG vuole una svolta a Catanzaro. Secondo indiscrezioni si arriverebbe all’incredibile decisione della richiesta di condanna per Valpreda di Giuseppe Rosselli

1980 12 12 Paese SeraGiannettini un provocatore? «Senza dubbio» di Giuseppe Rosselli

1980 12 13 Paese Sera«E dietro a tutti c’erano i servizi segreti infedeli». Il PG chiede l’ergastolo anche per Valpreda di Giuseppe Rosselli

1980 12 13 Paese Sera«Incredibile» per i difensori il comportamento del P.G.

1980 12 14 Paese SeraPer l’accusa Valpreda fu uno strumento dei fascisti: anche per lui l’ergastolo

1980 12 14 Paese Sera – Non basta un’opinione contro fatti incontrovertibili di Giuseppe Rosselli

1980 12 14 Paese Sera«Vogliono farci tornare al clima di undici anni fa». A Milano conferenza stampa di Valpreda di G.M.

1980 12 15 Paese SeraOgni conquista non è mai definitiva di Giorgio Manzini

1980 12 15 Paese SeraDelle Chiaie e Freda complici. Secondo il PG di Catanzaro sono gli strateghi della strage di Giuseppe Rosselli

 

dal 2000

5 maggio 2005 Un’altra bomba a piazza Fontana. I familiari delle vittime condannati a pagare le spese processuali di Barbara Fois 

Notizia del 12 dicembre 2006 Piazza Fontana, nessun imputato per l’anniversario di Sbancor (Franco Lattanzi)

Piazza Fontana 12 dicembre 1969 – 12 dicembre 2009 di Nicola Tranfaglia

7 maggio 2012 Trentino – Corriere delle Alpi Paolo Faccioli «Quando Calabresi mi accusava di strage» di Paolo Morando

27 gennaio 2012 il Venerdì di Repubblica – Intervista Curzio Maltese a Marco Tullio Giordana

 

Corriere della Sera 27 Luglio 2010 Carla Fracci: «Non aiutai Valpreda dopo il suo arresto. Provo ancora rimorso» di Alessandro Cannavò

Pisapia, D’Ambrosio e la lapide a Pinelli (articoli vari)

 

 

Umanità Nova 20 dicembre 1969 Gli anarchici di Milano condannano il terrorismo di Gli anarchici di Milano riuniti in assemblea straordinaria al circolo Ponte della Ghisolfa il 14 dicembre 1969

6 dicembre 2011


1) Gli attentati sono palesemente opera criminale e provocatoria della teppa fascista.

2) Anche stavolta si cerca di gettare addosso agli anarchici – troppo facile bersaglio – se non la colpa, almeno il sospetto. Ma il solo sospettare gli anarchici è offensivo, non solo del Movimento anarchico e del movimento operaio di cui esso è parte, ma anche dell’intelligenza.

3) I giornali inglesi “The Observer” e “ Guardian” e gli italiani “L’Unità” e “L’Espresso” hanno pubblicato un document del servizio segreto Greco da cui risulta che i fascisti italiani compiono attentati provocatorii su ordinazione dei colonelli greci (fra gli altri hanno compiuto gli attentati alla Fiera ed alla Centrale del 25 aprile).

4) Chi oggi si presta ancora al gioco infame dei fascisti italiani e greci, perseguitando e calunniando gli anarchici, è complice degli attentatori.

5) I giornali che ignoreranno questo comunicato stampa, come hanno ignorato i nostri precedenti comunicati stampa dal 25 aprile ad oggi, si metteranno dalla parte dei fascisti assassini.

Gli anarchici di Milano riuniti in assemblea straordinaria al circolo Ponte della Ghisolfa il 14 dicembre 1969 

Quaderno n 1 Iniziativa a Roma del 6 luglio 2011 per ricordare Pietro Valpreda

15 novembre 2011

(NOTA: le foto sono usate solamente a fine di illustrazione. Per accedere al testo integrale del documento – in formato PDF – bisogna CLICCARE al testo – LINK – sotto la foto.) 

Quaderno n 1 Memoria Resistente Pietro Valpreda e circolo 22 marzo COMP

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quaderno n 1 (iniziativa 6 luglio 2011 per ricordare Pietro Valpreda)

Umanità Nova 14 dicembre 2008 1969: un anno di speranze e di paura di Enrico Moroni

10 novembre 2011

La mia prima abitazione a Milano è stata in Piazza Fontana, proprio nell’anno 1969.

Precisamente nell’allora Hotel Commercio (non ricordo il numero della stanza). Anche se, venendo allora (fine aprile “69) da Carrara, dove avevo trascorso i miei ultimi tre anni di attività, tra militanza politica anarchica e sindacale (USI), la prima notte, quella precedente al Primo Maggio, la passai ospite nella sede del circolo anarchico “ponte della Ghisolfa“, in piazzale Lugano.

Poi, per la settimana successiva fui ospitato generosamente a casa di Pinelli, gentilmente accolto anche dalla sua compagna Licia.

Il motivo principale di questa ospitalità stava nel fatto che proprio in quei giorni si inaugurava (ma questo si capì meglio successivamente) la stagione delle provocazioni stragiste, con le bombe fatte esplodere alla Fiera e alla stazione di Milano ed erano stati incolpati e arrestati 5 giovani anarchici.

Quel vizio il “buon padre di famiglia del Commissario Luigi Calabresi” non se l’è mai tolto.

Come non si è mai tolto l’altro suo vizio: quello di avvicinare i suoi “ospiti” alla finestra, minacciando di spingerli fuori, come testimonia Paolo Braschi, uno degli arrestati.

Cosa si è costretti a fare, per far rapida carriera, per i poveri “servitori dello Stato”!

Così, data la situazione, Pino mi propone di ospitarmi per qualche giorno a casa sua “per stare più tranquillo”.

Dopo quella piacevolmente settimana, passo alla mia nuova abitazione: l’ex Commercio occupato già da qualche mese, trasformato nella “casa dello studente e del lavoratore”, proprio per rivendicare il diritto all’abitazione per tutti (1).

L’edificio era sicuramente in un punto strategico di grande importanza, per la sua collocazione centrale: a due passi da piazza Duomo (il centro per eccellenza) e quasi attigua all’università Statale, dove un “movimento studentesco” era praticamente in occupazione permanente.

L’ex albergo al momento ospitava, per quel che ricordo, più di un centinaio di “clienti”, in stragrande maggioranza giovani, tutti vogliosi di cambiare il mondo. Va anche precisato che, fin dall’inizio, i principali partitini dell’allora galassia marxista-leninista-maoista, avevano istallato proprie sedi all’interno e nella facciata dell’edificio erano esposti grandi quadri dei loro begnamini (marx, lenin, mao, ecc).

Ma c’era anche una consistente presenza anarchica, se pur sparpagliata e variegata, che esponeva nelle rispettive finestre e balconi, le proprie bandiere. La stampa dell’epoca, uno fra tutti il “Corrire della Sera” di allora, tutti i giorni coglieva l’occasione per attaccare quella che considerava un “covo di pericolosi sovversivi”.

Ma quello che più scocciava a “lor signori” era il fatto che era una realtà molto vivace e ribelle collegata alle più importanti lotte del territorio, delle fabbriche, degli studenti e studenti-lavoratori.

E mentre i partitini ML stavano progressivamente regredendo, gli anarchici, in quei 4 mesi successivi, pur sparpagliati in orientamenti diversi, approfittando della pratica dell’autorganizzazione e dell’autogestione assembleare, che era prevalente, riuscirono a diventare la forza principale, anche nella rappresentanza negli organismi di coordinamento.

La presenza anarchica si faceva sentire in modo significativo sia nelle lotte per il diritto alla casa, a sostegno degli scioperi degli affitti nei grandi quartieri popolari come Quartoggiaro, partecipando attivamente alle “brigate antisfratto“; si faceva sentire sul piano culturale e politico con le iniziative del teatro di strada “Il Dionisio“, di cui grande animatore, all’interno dell’albergo occupato, era il compagno regista Celli che con il suo gruppo era di valido sostegno alle lotte per la casa nei quartieri; sia nel collegamento con le lotte nelle fabbriche in cui gli anarchici erano tra i più impegnati (anch’io, mettendo a frutto l’esperienza dell’USI carrarina).

Alla sede Fiat di Corso Sempione, dove allora lavoravano centinaia di dipendenti, eravamo praticamente di casa. Si volantinava ai cancelli, si partecipava ai loro picchetti.

Quello che mi colpì allora, di quella lotta (ancora oggi non so capacitarmi), era la determinazione da parte degli operai quando, nel momento dello sciopero uscivano dal luogo di lavoro, facevano il giro dell’edificio, poi all’improvviso tutti assieme scagliavano i sassi che avevano raccolto in strada, verso le finestre della propria azienda.

Una scena ripetuta in diverse occasioni, subendo anche cariche della polizia.

Una scena di così intenso protagonismo da parte degli operai alla quale non ho più assistito neanche quando successivamente, operaio alla Sit Siemens (oggi Italtel), durante i cortei interni dove partecipavano anche più di mille lavoratori, ci si limitava a cacciar fuori dai cancelli della fabbrica i dirigenti più ostinati oppure quando, durante la mensa, si impediva di mangiare ai capi più repressivi attraverso la pratica delle bevande (coca cola, ecc.) versate nel piatto da parte di lavoratori di interi reparti (le donne erano tra le più attive in questo sport) al grido di “Scemo! Scemo!”

Quando arriva l’agosto di quel 1969, approfittando del periodo feriale di minor presenza e attivismo, il Potere Istituzionale attua lo sgombero de l’ex Commercio, immediatamente raso al suolo dalle ruspe.

Ma, come tutti sanno, quell’anno le lotte non si fermarono e ne seguì un autunno molto caldo che vide gli operai particolarmente protagonisti, in un continuo crescendo. I padroni ed il potere politico non riuscirono più a controllare le lotte sempre più radicali e unitarie dei lavoratori, studenti e strati popolari.

E quando, la cosiddetta democrazia, non resse più all’urto della rivolta degli sfruttati, si fece ricorso alla violenza più estrema, quella stragista.

Con le bombe di piazza Fontana del 12 dicembre “69, si inaugura la stagioni delle stragi di Stato, con l’utilizzo dei servizi segreti e della manovalanza fascista, facendo ricadere la colpa sugli anarchici.

Ma la risposta popolare è riuscita per lo meno ad arginare quel disegno repressivo che molto probabilmente aveva come obbiettivo finale quello della “Grecia dei colonnelli”.

Enrico Moroni

(1) Vedere, su l’ex Commercio, la documentazione riportata sul libro “Gioventù Anarchica” di Franco Schirone, edizione “Zero in Condotta”

Umanità Nova 13 dicembre 2009 Strage di Stato di Massimo Varengo

9 novembre 2011

In occasione del 40° anniversario della strage di Piazza Fontana avvenuta il 12 dicembre 1969 a Milano molte saranno le iniziative, sia istituzionali che di denuncia. Credo che da parte anarchica l’intenzione che si manifesterà non avrà nulla di sottinteso: l’obiettivo sarà quello di rendere visibile la continuità di una politica che ha al centro del proprio interesse il mantenimento di prerogative e poteri dei ceti dominanti, per garantire il quale nulla è precluso.

Non a caso abbiamo scritto “40 anni di stragi, menzogne e repressione” perché è proprio a partire dalla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 che si dipana con maggior forza l’operazione politica che, con stragi, minacce di colpi di stato, leggi eccezionali, provocazioni, manipolazioni mediatiche, è riuscita a garantire, almeno fino ad oggi, gli assetti di potere, ridisegnando il sistema dei partiti, cloroformizzando e recuperando le organizzazioni sindacali maggioritarie, emarginando e criminalizzando i ‘non sottomessi’.

Infatti, dalla stagione delle stragi e delle minacce golpiste, alla dura repressione dei movimenti di questi anni, alla ripresa dell’attività nazifascista, alla sindrome securitaria con la sua legislazione d’emergenza e la criminalizzazione dei migranti, un filo si snoda ininterrottamente fino ad oggi: il filo di una politica che, al di là di alcuni aggiustamenti di facciata, mantiene inalterato il suo carattere autoritario e classista.

La spinta proletaria e la contestazione giovanile, che dal luglio del 1960 in un crescendo continuo fino alle lotte operaie e studentesche del 1968/’69, avevano scosso dalle fondamenta il potere borghese, si dovettero misurare con una reazione belluina che non ebbe alcun timore di ricorrere alle bombe pur di fermare il movimento – nel quale gli anarchici avevano una presenza significativa – e di riportarlo all’ordine.

Le prime bombe sono quelle del 25 aprile 1969 a Milano: una al padiglione della Fiat della Fiera campionaria e l’altra all’Ufficio cambi della Banca nazionale delle comunicazioni della Stazione ferroviaria centrale. I feriti, non gravi, sono alcune decine. Accusati ed arrestati un gruppo di sei anarchici, che solo nel 1971 vedranno riconosciuta la loro estraneità ai fatti.

Altre bombe, dieci, vengono piazzate il 9 agosto su altrettanti treni: otto scoppiano provocando 12 feriti. Cresce la campagna di stampa individuando negli anarchici i responsabili di tali azioni criminali. Per inciso: per tali bombe verrà poi incriminato un gruppo di neonazisti.

Il 12 dicembre 1969 avviene poi quella che sarà definita “la madre di tutte le stragi”: in piazza Fontana nel centro di Milano, all’interno della Banca dell’Agricoltura, una bomba esplode dilaniando 14 persone e ferendone 78. Un’altra bomba viene ritrovata alla Banca Commerciale di Milano ed altre ancora esplodono all’Altare della patria a Roma. Immediatamente le indagini si dirigono contro gli anarchici e la grande stampa borghese scatena una campagna d’ordine. Avvengono centinaia di fermi, di perquisizioni e di interrogatori di militanti anarchici e della sinistra rivoluzionaria.

Si tratta di una provocazione ordita ad arte sulla pelle dei componenti di un circolo anarchico romano costituitosi da poco, il 22 marzo, pesantemente infiltrato da poliziotti, carabinieri e fascisti il cui esponente di spicco è l’anarchico milanese Pietro Valpreda, che in quel giorno si trovava nella sua città natale, convocato per un processo per un volantino anticlericale! La provocazione, che doveva innescare una reazione fascista di piazza tale da giustificare il ricorso a misure eccezionali quali la sospensione delle libertà costituzionali e l’intervento dell’esercito, trovò però un primo ostacolo nel muro di popolo accorso ai funerali delle vittime. Non solo: le contraddittorie versioni date dalla polizia e dal potere politico sulla morte dell’anarchico milanese Giuseppe Pinelli, avvenuta nella notte tra il 15 ed 16 dicembre, dopo essere precipitato dal quarto piano della questura di Milano, durante il suo interrogatorio ad opera del commissario Calabresi e della sua squadra, contribuirono a mettere in crisi il velo di menzogne che stava alla base dell’intera operazione costringendo l’opinione pubblica a misurarsi con la realtà delle cose al di là delle manipolazioni del potere. La versione del ‘suicidio’ di Pinelli non resse alla prova dei fatti ed il suo assassinio divenne successivamente un dato acquisito nella maggior parte dell’opinione pubblica.

Il 17 dicembre una conferenza stampa degli anarchici milanesi che si ritrovavano nel ‘Circolo Ponte della Ghisolfa’ denunciò la strage come ‘Strage di Stato’, un’espressione che successivamente divenne patrimonio pubblico, rivendicò la libertà per Valpreda e compagni e accusò la polizia della morte di Pinelli, un vero e proprio assassinio.

Furono anni quelli di mobilitazione continua contro nemici potenti ed agguerriti, interni ed esterni, in un mondo segnato dalla divisione in blocchi, dalla guerra cosiddetta fredda, da un susseguirsi di colpi di stato – dalla Grecia nel 1967, alla Cecoslovacchia nel 1969, al Cile nel 1973 – dal sedicente confronto tra capitalismo e ‘comunismo’, che mascherava in realtà un’unitarietà d’azione contro gli sfruttati e gli oppressi di tutti i paesi.

Smascherare le menzogne di Stato divenne una necessità assoluta, non tanto e non solo riguardo al fatto specifico, ma per conquistarsi un’agibilità sociale che veniva ridotta e negata dalla sua azione manipolatoria e repressiva.

Gli anarchici, dapprima soli, trovarono al loro fianco intellettuali progressisti, esponenti onesti della società civile, giornalisti, e progressivamente le forze della sinistra rivoluzionaria e persino settori di quella riformista ed istituzionale.

La strage di piazza Fontana sarà oggetto di indagini varie, di inchieste giornalistiche, di speculazioni di vario tipo e di manovre politiche, originando processi interrotti, ripetuti, spostati, caratterizzati dall’occultamento deliberato della verità attraverso protezioni, silenzi, menzogne, in un contesto di bombe e stragi, come quelle del 22 luglio 1970 e del 4 agosto 1974 ai treni (complessivamente 18 morti e 187 feriti), del 31 maggio 1972 (Peteano, autobomba contro i carabinieri, della quale si autoaccuserà un militante neonazista), del 28 maggio 1974 (Brescia, bomba contro una manifestazione sindacale, 8 morti ed un centinaio di feriti), del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna (85 morti e 200 feriti), di assassinati durante le manifestazioni di denuncia come quella del 12 dicembre 1970 (Milano, lo studente Saverio Saltarelli da parte della polizia), di atti controversi come quello dell’assassinio del commissario Luigi Calabresi (17 maggio 1972) per il quale verranno accusati nel 1988 militanti del gruppo dell’estrema sinistra Lotta Continua.

Valpreda e compagni verranno scarcerati il 30 dicembre 1972 dopo tre anni di carcere ed una legge approvata in Parlamento dietro l’impulso dell’indignazione popolare: verrà poi riconosciuta la loro totale estraneità ai fatti in un successivo processo. I neonazisti Franco Freda e Giovanni Ventura, insieme ad agenti e dirigenti del servizio segreto, verranno prima condannati e poi definitivamente assolti in una sequenza di ben sei processi che si terranno in varie città (Roma, Milano, Catanzaro, Bari) dal 1972 al 1991.

Intanto una nuova inchiesta verrà aperta a Milano nel 1989 e si concluderà con il rinvio a giudizio di un gruppo di neonazisti facenti capo ad Ordine Nuovo del Veneto in combutta con servizi segreti americani e italiani. Condannati all’ergastolo in prima istanza verranno successivamente e definitivamente prosciolti da una sentenza della Corte di Cassazione che pur riconoscendo la matrice neonazista della strage non ne individuò gli esecutori materiali. Per concludere, i familiari delle vittime della strage avrebbero dovuto anche pagare le ingenti spese processuali! Lo Stato non condanna se stesso. E’ il 3 maggio 2005.

Per quanto riguarda la vicenda di Giuseppe Pinelli registriamo subito l’archiviazione della sua morte come ‘fatto accidentale’ da parte del giudice istruttore e la riapertura del caso grazie alla martellante campagna di stampa del settimanale ‘Lotta Continua’ che indicando nel commissario Calabresi il principale responsabile dell’assassinio di Pinelli lo costringe, di fatto, a querelare il direttore responsabile del periodico, Pio Baldelli. Nel processo che seguirà, si evidenzieranno le palesi contraddizioni dei poliziotti presenti nella stanza a tal punto da far sospendere il processo con scuse risibili. Sarà la vedova di Pinelli a riportare in tribunale il commissario ed i suoi sottoposti nell’ottobre del 1971, accusandoli dell’assassinio del nostro compagno, ma il processo verrà interrotto con l’omicidio del commissario nel maggio del 1972.

L’inchiesta giudiziaria proseguirà ed il 27 ottobre 1975 il giudice progressista Gerardo D’Ambrosio, diventato poi famoso per ‘Mani pulite’ e successivamente parlamentare per il Partito Democratico, la chiuderà con una sentenza paradossale: per non incolpare i poliziotti e non riconoscere la loro versione del suicidio si inventerà un ‘malore attivo’, un malore cioè che, causato dallo stato di stress in cui si trovava, avrebbe spinto Pinelli a saltare la balaustra della finestra e cadere nel vuoto. Una sentenza scandalosa che si può capire solo con il clima politico di allora caratterizzato dal compromesso storico teorizzato dal Partito Comunista Italiano interessato ad un rapporto di collaborazione con il partito dominante, la Democrazia Cristiana, nel cui seno si trovavano gli ispiratori delle stragi. Il caso Pinelli avrebbe potuto disturbare i manovratori.

Ed è forse per il disagio che questa vicenda ha lasciato in molti protagonisti di allora che questa primavera il presidente della Repubblica, Napolitano, già prestigioso militante del PCI, ha voluto invitare la vedova Pinelli ad una cerimonia pubblica in ricordo delle vittime del terrorismo, annoverando quindi il nostro compagno tra le vittime di quella strategia stragista antipopolare.

Noi continueremo comunque nel nostro impegno nel ricordare che ‘la strage fu di Stato’ e per rivendicare la verità sull’assassinio di Pinelli in sintonia con l’impegno totale del movimento anarchico di allora teso a spezzare l’isolamento politico in cui la manovra stragista voleva metterlo.  Un impegno che nella sua sostanza si ricollega a grandi linee con quanto è successo nei confronti del movimento cosiddetto no-global, con l’uso della provocazione e della repressione dura rispetto alle manifestazioni di piazza. Quanto è successo a Napoli e a Genova nel 2001 durante le manifestazioni contro il G8 e le cui dinamiche si sono evidenziate nei processi in corso, la dicono lunga sulla volontà politica di garantire lo status quo, a costo di spargere menzogne e falsità.

Gli armadi della Repubblica sono pieni di queste menzogne e di queste operazioni speciali, ma anche la nostra memoria è piena dei fatti ad essi collegati.

La necessità di riproporre il senso ed il significato di quella storia, almeno in alcuni dei suoi punti salienti, appare quindi centrale in questa fase con l’obiettivo non solo di ricordare alcuni fatti e alcune figure che hanno segnato il nostro tempo, ma di delineare una cornice di riferimento dalla quale far ripartire una critica radicale sempre più condivisa in un contesto dominato dalla sindrome securitaria figlia della guerra infinita e della grande menzogna che le sta a monte, funzionale alla strumentalizzazione dei fatti e all’annichilimento delle coscienze. In sostanza al mantenimento dello sfruttamento e dell’oppressione.

Massimo Varengo

Umanità Nova 7 giugno 2009 Bruno Vespa, piazza Fontana e il sisde informale di COMIDAD

9 novembre 2011

Da tempo alla RAI fervono i preparativi per la puntata speciale di “Porta a Porta” in occasione della ricorrenza della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Con i preparativi cresce però anche la preoccupazione per l’evento; una preoccupazione che nei giorni scorsi pare abbia preso addirittura le caratteristiche dell’attacco di panico.

Sui loro teleschermi gli Italiani vedranno infatti scorrere le immagini d’epoca, prima tra tutte quella in cui Bruno Vespa al telegiornale annunciava trionfalmente il nome del colpevole della strage alla Banca dell’Agricoltura: l’anarchico Pietro Valpreda.

Per i giovani telespettatori potrebbe essere un trauma. Ma come? Quaranta anni fa il presentatore di “Porta a Porta” era già lì! E proprio a lui era conferito l’onore di diffondere la versione ufficiale che poi si sarebbe rivelata clamorosamente falsa!

Bruno Vespa: colui che viene fatto passare per il testimone imparziale, per il notaio nel cui salottino/studiolo Berlusconi è andato a firmare il contratto con gli Italiani. Bruno Vespa apparirà improvvisamente non come un cronista, per quanto servile, ma come uno coinvolto nei fatti, il più coinvolto di tutti, data la sua anzianità di servizio nel depistaggio.

Quaranta anni di onorato servizio? E se il vero capo – il Capo dei Capi – fosse proprio lui? Altro che Totò Riina.

A quel punto potrebbe essere la fine. Tutta la carriera di Bruno Vespa potrebbe essere riveduta sotto questa nuova luce. Una volta crollata la diga della credulità, i sospetti dilagheranno e scoperchieranno tutto.

Se Bruno Vespa è coinvolto nel depistaggio sulla strage, perché non anche nella strage? E poi: perché tante puntate di “Porta a Porta” sul delitto di Cogne? I sospetti diverranno certezze: il vero assassino di Cogne è Bruno Vespa.

Bisognava correre ai ripari, per prevenire la catastrofe, per fare in modo che le parole pronunciate da Bruno Vespa quaranta anni fa davanti a milioni e milioni di Italiani non apparissero per delle sfacciate menzogne. Valpreda deve assolutamente essere presentato come colpevole, almeno in parte.

Che si fa? Si prende un giornalista de “l’Unità”, così si può far credere che sia imparziale, e lo si sceglie fra quelli che abbiano la fama di giornalisti “investigativi”, cioè si fanno imbeccare dai servizi segreti. Poi gli si fa scrivere un libro/rivelazione su Piazza Fontana e gli si fa fare tanta pubblicità preventiva dal “Corriere della Sera“. Per dicembre il libro sarà uscito e l’autore, Paolo Cucchiarelli, potrà essere invitato a parlarne a “Porta a Porta”, per dimostrarci la colpevolezza di Valpreda.

Tutto è già previsto: Cucchiarelli prenderà la parola per spiegare ai telespettatori ciò che ha già esposto nel libro. A Piazza Fontana le bombe furono due, anche le borse furono due, persino i Valpreda furono due, uno vero e uno finto. Cucchiarelli ci spiegherà poi dove ha preso queste informazioni così attendibili: la sua prima fonte è un funzionario del SISDE, i servizi segreti civili; poi ci sono alcuni documenti dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero degli Interni, che era proprio quella struttura che poi si sarebbe chiamata SISDE. Ma a questo punto a qualche telespettatore non potrebbe venire in mente che anche Cucchiarelli sia un agente del SISDE? E l’Ufficio Affari Riservati – il protoSISDE – non è risultato coinvolto anch’esso nella strage?

Giusto. Allora a Cucchiarelli si farà citare anche due fonti libere e imparziali: il magistrato che per primo ha avviato le indagini sulla falsa pista anarchica, e un generale esperto di esplosivi, uno legato al segreto militare e alla disciplina NATO. Più imparziali di cosi!?

E poi c’è l’asso nella manica. Cucchiarelli potrà svelarci anche che gli anarchici non mettevano le bombe solo nel 1969. Continuano anche adesso. In base alle informative del solito SISDE, si sa che si fanno chiamare Federazione Anarchica Informale, e, secondo la ricostruzione di un Pubblico Ministero, questa FAI informale non è altro che il braccio armato della Federazione Anarchica Italiana, quella storica, fondata nel 1945.

I telespettatori si immagineranno la scena: gli anarchici della FAI segretamente riuniti per dare vita ad una organizzazione armata segreta e parallela. Si immagineranno – o vedranno ricostruita in un’apposita fiction – la loro discussione: che nome dare a questa organizzazione armata in modo che nessuno sospetti un suo legame con la FAI? Ovvio: la chiameremo FAI! Geniale. Purtroppo per loro, gli anarchici non avevano tenuto conto delle facoltà mentali superiori – quasi medianiche – dei Pubblici Ministeri italiani, perciò il segretissimo legame tra la FAI e la FAI informale è stato scoperto. Peccato. Da parte degli anarchici sarebbe bastato un po’ più di fantasia nella ricerca del nome. Ad esempio: SISDE informale.

Cucchiarelli potrà concludere la trasmissione dichiarando che gli anarchici erano bombaroli nel 1969 e bombaroli adesso. Quindi Bruno Vespa aveva ragione ad additare Valpreda come il colpevole. Un applauso.

COMIDAD

FAI 8 maggio 2009 Piazza Fontana. I morti non sono tutti uguali. Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana – FAI

9 novembre 2011

Se abbiamo una certezza nella tragica vicenda della strage di Piazza Fontana di quarant’anni fa è che essa fu concepita, organizzata e attuata dallo Stato italiano, dai suoi servizi segreti e dalla manovalanza fascista. Decenni di processi farsa, di menzogne spudorate, di persecuzioni di innocenti non sono riusciti ad occultare una verità ormai acquisita dal popolo italiano più consapevole, una verità che nessun regime riuscirà mai ad occultare, anche in tempi come i nostri caratterizzati da rigurgiti fascisti, da istanze golpiste più o meno mascherate e da un razzismo crescente che rimanda al periodo più buio del regime mussoliniano.

L’iniziativa del Presidente della Repubblica di celebrare la data del 9 Maggio come giornata dedicata alla memoria di tutte le vittime del terrorismo e delle stragi, sintetizzata dalla presenza al Quirinale delle vedove del commissario Calabresi e del compagno Pinelli, sembra alla Federazione Anarchica Italiana e – riteniamo – a tutti gli anarchici di lingua italiana, iniziativa grave, ambigua e gratuitamente autoassolutoria per lo Stato e le sue istituzioni, anche se in qualche modo e per la prima volta si adombra, ufficialmente, la mano omicida dietro la defenestrazione del compagno Pinelli.

Non vi è dubbio, infatti, che nella strage di Piazza Fontana e in tutte le altre stragi che insanguinarono dopo di essa la Penisola, vi furono vittime e carnefici: delle vittime rimangono le lapidi e il ricordo straziante dei sopravvissuti; dei carnefici si sono perse le tracce, soprattutto per la complicità degli organi giudiziari e repressivi dello Stato. In questa situazione nella quale grande assente è la verità dei fatti, che dovrebbe essere ratificata in modo chiaro e inoppugnabile con l’individuazione e la condanna degli assassini e dei loro mandanti e con la scelta di campo non generica né consolatoria delle istituzioni, ci sembra francamente improponibile il richiamo a una riconciliazione che premierebbe ancora una volta i carnefici e lascerebbe non pacificata la memoria delle vittime.

La Commissione di Corrispondenza della FAI, nel rispetto dovuto al dolore individuale di chi in quegli anni terribili ha perduto un congiunto o una persona cara, intende decisamente dissociarsi da ogni tentativo di seppellire con celebrazioni di facciata un periodo storico cruciale per le sorti del Paese e ancora tutto da rivisitare in termini di verità.

Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana – FAI

Palermo, 08/05/2009

cdc@federazioneanarchica.org

http://www.federazioneanarchica.org

Umanità Nova 20 dicembre 2009 Accadde nel 1969 A cura dell’Archivio antifascista

6 novembre 2011

– Il 3 gennaio, vengono fondati i Comitati di salute pubblica allo scopo di proteggere i cittadini dal disordine e dall’illegalità dilagante; dietro vi sono fascisti e figure ambigue, sostenuti da commercianti e professionisti.

– Il 27 febbraio, a Roma, durante la mobilitazione contro la venuta del presidente Usa Nixon, lo studente anarchico Domenico Congedo muore precipitando dalla facoltà di Magistero, durante un assalto fascista. Il 1° marzo, 6 mila poliziotti e carabinieri, con mezzi blindati, mettono fine all’occupazione dell’Università.

– Il 9 aprile, a Battipaglia, nel corso di una dura vertenza operaia, la polizia spara sui manifestanti uccidendo l’operaio Carmine Citro e l’insegnante Teresa Ricciardi.

– Il 2 aprile, a Genova, Junio Valerio Borghese, l’ex-comandante della X Mas coinvolto in varie trame eversive, tiene una serie di incontri con alcuni industriali ed esponenti del mondo economico al fine di ottenere finanziamenti per le attività del Fronte Nazionale. Tra i suoi interlocutori risultano i nomi di petrolieri, agenti marittimi, armatori, appartenenti alla nobiltà, nonché dirigenti della Cassa di Risparmio, dell’Ibm e dell’Imi. Successivamente analoghe riunioni si tengono a Biella, a La Spezia e in Lombardia. Consistenti flussi di denaro verso l’estrema destra si erano registrati nei mesi precedenti da parte dell’Assolombarda-Montedison, dell’Eni e dell’impero economico di Attilio Monti, padrone o co-proprietario di alcuni importanti quotidiani (Il Gazzettino, Il Telegrafo, Il Giornale d’Italia, Il Resto del Carlino, La Nazione) noti per la  linea editoriale reazionaria.

– Il 12 aprile, a Milano, fascisti lanciano due molotov contro l’ex albergo Commercio, occupato e trasformato in Casa dello studente e del lavoratore. E’ solo una delle tantissime incursioni squadriste, anche con bombe a mano, compiute a Milano in quei mesi contro sedi della sinistra.

– In aprile scoppiano tre bombe a Palermo e due a Milano, il 25 aprile, al padiglione Fiat della Fiera Campionaria (19 feriti) e all’Ufficio Cambi della Stazione centrale, per le quali vengono arrestati cinque anarchici e due comunisti che resteranno, quasi tutti, due anni in carcere.

– Il 20 giugno, mentre a Roma si apre il convegno “La difesa civile in Italia”  presso l’Istituto di Studi Militari “Nicola Marselli”, in Sicilia il generale di corpo d’armata della regione, Antonino Giglio minaccia di impiegare l’esercito contro gli operai in sciopero, allertando tutte le caserme. L’Ufficio Affari Riservati del ministero degli Interni, dirama una circolare riservata alle questure e ai comandi dei carabinieri, denominata “Emergenza Speciale”, che contempla l’impiego, in caso di sommosse, anche dei riservisti della marina e dell’aeronautica. Durante la crisi del governo Rumor (5 luglio – 31 agosto) vengo allertate le basi Nato in Italia con la mobilitazione di alcuni reparti di carabinieri, dei paracadutisti della Folgore e delle basi di Vicenza e Aviano.

– Tra l’8 e il 9 agosto, dieci ordigni a orologeria con tritolo vengono collocati da fascisti su altrettanti treni; otto esplodono causando 12 feriti e paura. La polizia indaga ovviamente tra gli anarchici.

– Il 13 settembre muore in un improbabile “incidente” Alberto Muraro, considerato un testimone chiave nelle indagini sulla serie di bombe esplose a Padova tra il gennaio e l’aprile, generalmente attribuite “a sinistra”. Grazie soprattutto alle informazioni fornite da Muraro, il commissario Juliano aveva iniziato a svelare invece il coinvolgimento negli attentati dei neonazisti Freda e Ventura ma anche del consigliere missino Massimiliano Fachini.

– Il 4 ottobre, a Trieste, una bomba a orologeria piazzata su un davanzale della scuola elementare slovena. Per il fallito attentato viene incriminato un militante di Avanguardia Nazionale.

Il 9 ottobre, a Roma, una molotov viene lanciata contro la sezione Esquilino del Msi; a lanciarla è Mario Michele Merlino, fascista di Avanguardia Nazionale infiltrato prima tra i marxisti-leninisti e poi negli ambienti anarchici, coinvolto poi nella Strage di stato.

– Il 27 ottobre, a Pisa, durante scontri seguiti ad una manifestazione contro le provocazioni fasciste, lo studente Cesare Pardini muore dopo essere stato colpito da un candelotto lacrimogeno sparato dalla polizia. L’indomani, in senato, il ministro degli Interni, Restivo, addossa la responsabilità degli incidenti agli anarchici.

– Il 25 ottobre, a Reggio Calabria, gravissimi incidenti di piazza sono provocati da un comizio di Valerio Borghese.

– Il 28 ottobre (anniversario della Marcia su Roma), a Latina, al termine di uno sciopero generale un folto gruppo di fascisti attacca e incendia la sede dei marxisti-leninisti.

L’11 novembre, a Napoli, una manifestazione studentesca in Piazza Matteotti è attaccata con bombe rudimentali dai fascisti, causando tre feriti gravi. Anche un gruppo di anarchici è aggredito da squadre armate di mazze di ferro.

– Il 15 novembre, a Monza, il colonnello comandante il distretto militare in un discorso pubblico, davanti al procuratore della repubblica, sostiene che “Stante l’attuale situazione di disordine nelle fabbriche e nelle scuole, l’esercito ha il compito di difendere le frontiere interne del paese; l’esercito è l’unico baluardo ormai contro il disordine e l’anarchia”.

21 novembre, a Milano, in occasione dei funerali di stato per il poliziotto Annarumma, morto a bordo di un gippone del 3° Celere durante gli incidenti seguiti allo sciopero generale per la casa, i fascisti si scatenano in una violenta caccia ai comunisti e agli anarchici “disturbatori”. Lo stesso giorno, in un comunicato della Confindustria, si può leggere che “il potere operaio tende a sostituirsi al parlamento e stabilire un rapporto diretto col potere esecutivo. Ciò crea un sovvertimento in tutto il sistema politico”.

– Il 24 novembre, il giornale inglese Economist rivela l’esistenza in italiano di un progetto, elaborato da settori confindustriali, per l’instaurazione di un governo forte.

– Il 6 dicembre, altre due testate inglesi (The Guardian e The Observer) pubblicano altre informazioni su un piano di colpo di stato.

– Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre, a Reggio Calabria, due militanti fascisti di primo piano (uno dell’esecutivo del centro studi di Ordine Nuovo) lanciano una bomba ad alto potenziale nell’atrio della questura, ferendo gravemente un appuntato di PS. L’attentato, sulla stampa borghese, viene subito attribuito agli anarchici.

– Il 10 dicembre, il settimanale tedesco Der Spiegel pubblica un’intervista al segretario del MSI, Almirante, da cui si apprende “Organizzazioni giovanili fasciste si stanno preparando alla guerra civile in Italia; nella lotta contro il comunismo tutti i mezzi sono giustificabili, per cui non ci deve più essere distinzione tra misure civili e misure militari”.

L’11 dicembre, vigilia della strage di Piazza Fontana, il settimanale Epoca esce con una copertina tricolore, annunciando che “le forze armate potrebbero essere chiamate a ristabilire immediatamente la legalità repubblicana. Questo non sarebbe un colpo di Stato ma un atto di volontà politica”.